Consigliere Regionale di Forza Italia arrestato per corruzione e truffa
Stava cercando di inquinare le prove, Gianluca Rinaldin. Secondo la procura, il consigliere regionale di Forza Italia si stava adoperando in tutti i modi per trovare pezze giustificative alle tangenti prese per far decollare la ristrutturazione del lido di Menaggio, sul lago di Como. Ma è stato fermato prima di riuscirci: su richiesta del pm Francesco Prete, il gip Andrea Ghinetti ha ordinato l´arresto. Da ieri il leader comasco dell´ala "liberal" del partito berlusconiano è ai domiciliari. È accusato di corruzione, truffa aggravata, falso in atto pubblico ai danni della regione Lombardia e finanziamento illecito.
Diecimila preferenze nel 2005, 33 anni, Rinaldin avrebbe intascato una somma pari a 160mila euro, tra mazzette, rimborsi spese e viaggi di piacere. Il consigliere regionale - in passato anche assessore al turismo della Provincia di Como - era già indagato da tempo nell´inchiesta sulla truffa dei finanziamenti turistici, affidata al Gruppo tutela spesa pubblica del nucleo di polizia tributaria, guidata dal tenente colonnello Cesare Maragoni.
L´indagine, che coinvolge 15 indagati, tre dei quali hanno già chiesto di patteggiare, riguarda le fatture gonfiate per la ristrutturazione del lido Giardino di Menaggio: l´area, fino al 2006 una spiaggetta con piscina sul lago, doveva essere riconvertito in un centro espositivo comprendente un museo leonardesco - con tanto di macchine inventate dallo scienziato - un ristorante e una spiaggia attrezzata di 5000 metri quadrati. Il tutto con fondi messi a disposizione dall´Unione europea alla Regione: ma sebbene i costi previsti ammontassero a 3 milioni di euro - e ne fossero stati spesi, in realtà, solo 1,6 milioni - le fatture presentate arrivavano a 5,6 milioni. Secondo i calcoli delle fiamme gialle il profitto ottenuto dalla società - di cui Rinaldin era socio occulto - a danno delle casse pubbliche ammonta a poco più di un milione di euro.
Una parte dei soldi servivano, per la procura, a foraggiare il consigliere, che divideva i proventi con Giorgio Bin, a lui succeduto nella carica di assessore al turismo nella provincia di Como. A incastrare Rinaldin sono le testimonianze dell´imprenditore Umberto Tagliaferri, direttore dell´associazione coordinamento turistico lago di Como, e dello stesso Bin, con il quale Rinaldin avrebbe diviso una parte delle tangenti, utilizzandole per comprare tessere del partito di Forza Italia e accrescere il suo peso politico. Il consigliere inoltre avrebbe ottenuto dalla Regione il rimborso per spese inesistenti per una cifra di 28.644 euro. Infine, gli sarebbero stati versati da Tagliaferri e da un suo socio 100 mila euro per la campagna elettorale: di qui l´accusa di finanziamento illecito.
Procedere ora all´arresto di Rinaldin è stato necessario, scrive Ghinetti, anche per il rischio di continuazione del reato: dagli indizi raccolti emerge la "abitualità" con cui era solito ricevere «tangenti in percentuali fisse». E poi ricopre ancora incarichi in diverse commissioni. L´avvocato Luca Lauri parla di "arresto paradossale" perché avvenuto a indagini quasi concluse. Ma Giardino di Menaggio non è l´unico affare su cui s´indaga.
di Davide Carlucci
Fonte: La Repubblica Milano
Stava cercando di inquinare le prove, Gianluca Rinaldin. Secondo la procura, il consigliere regionale di Forza Italia si stava adoperando in tutti i modi per trovare pezze giustificative alle tangenti prese per far decollare la ristrutturazione del lido di Menaggio, sul lago di Como. Ma è stato fermato prima di riuscirci: su richiesta del pm Francesco Prete, il gip Andrea Ghinetti ha ordinato l´arresto. Da ieri il leader comasco dell´ala "liberal" del partito berlusconiano è ai domiciliari. È accusato di corruzione, truffa aggravata, falso in atto pubblico ai danni della regione Lombardia e finanziamento illecito.
Diecimila preferenze nel 2005, 33 anni, Rinaldin avrebbe intascato una somma pari a 160mila euro, tra mazzette, rimborsi spese e viaggi di piacere. Il consigliere regionale - in passato anche assessore al turismo della Provincia di Como - era già indagato da tempo nell´inchiesta sulla truffa dei finanziamenti turistici, affidata al Gruppo tutela spesa pubblica del nucleo di polizia tributaria, guidata dal tenente colonnello Cesare Maragoni.
L´indagine, che coinvolge 15 indagati, tre dei quali hanno già chiesto di patteggiare, riguarda le fatture gonfiate per la ristrutturazione del lido Giardino di Menaggio: l´area, fino al 2006 una spiaggetta con piscina sul lago, doveva essere riconvertito in un centro espositivo comprendente un museo leonardesco - con tanto di macchine inventate dallo scienziato - un ristorante e una spiaggia attrezzata di 5000 metri quadrati. Il tutto con fondi messi a disposizione dall´Unione europea alla Regione: ma sebbene i costi previsti ammontassero a 3 milioni di euro - e ne fossero stati spesi, in realtà, solo 1,6 milioni - le fatture presentate arrivavano a 5,6 milioni. Secondo i calcoli delle fiamme gialle il profitto ottenuto dalla società - di cui Rinaldin era socio occulto - a danno delle casse pubbliche ammonta a poco più di un milione di euro.
Una parte dei soldi servivano, per la procura, a foraggiare il consigliere, che divideva i proventi con Giorgio Bin, a lui succeduto nella carica di assessore al turismo nella provincia di Como. A incastrare Rinaldin sono le testimonianze dell´imprenditore Umberto Tagliaferri, direttore dell´associazione coordinamento turistico lago di Como, e dello stesso Bin, con il quale Rinaldin avrebbe diviso una parte delle tangenti, utilizzandole per comprare tessere del partito di Forza Italia e accrescere il suo peso politico. Il consigliere inoltre avrebbe ottenuto dalla Regione il rimborso per spese inesistenti per una cifra di 28.644 euro. Infine, gli sarebbero stati versati da Tagliaferri e da un suo socio 100 mila euro per la campagna elettorale: di qui l´accusa di finanziamento illecito.
Procedere ora all´arresto di Rinaldin è stato necessario, scrive Ghinetti, anche per il rischio di continuazione del reato: dagli indizi raccolti emerge la "abitualità" con cui era solito ricevere «tangenti in percentuali fisse». E poi ricopre ancora incarichi in diverse commissioni. L´avvocato Luca Lauri parla di "arresto paradossale" perché avvenuto a indagini quasi concluse. Ma Giardino di Menaggio non è l´unico affare su cui s´indaga.
di Davide Carlucci
Fonte: La Repubblica Milano
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