sabato 16 gennaio 2010

Rosarno

Ndrangheta, razzismo o altro?

Una guerriglia urbana colpisce un piccolo paese della provincia di Reggio Calabria; paese del quale mai nessuno aveva sentito parlare prima; paese del quale nessuno si è mai preoccupato di capire quali siano i problemi che colpiscano questa comunità. Circa due mesi prima, il comune è stato sciolto per infiltrazioni mafiose ma nessuno ha detto, commentato o fatto niente.
Il 7 gennaio i media fiutano la notizia che gli permetterà di parlare per parecchi giorni, ancora una volta, di un evento che non interessa loro; interesse legato solo ed esclusivamente alla voglia di andare in TV e non a quell'interesse di diffondere la notizia. La solita mancanza di professionalità che porta i media a distorcere la verità pur di continuare a parlare e fare ascolti.
Tutto questo non dovrebbe mai succedere, la missione dei giornalisti deve essere la ricerca della verità e non quella di falsare e/o alterare la realtà dei fatti.
Ecco quello che è successo a Rosarno, non più grave di quello che la guerriglia urbana ha portato ma non da meno per gravità; oltre a violare i principi del giornalismo e l'aver tradito ancora una volta la fiducia dei cittadini che ascoltano notizie che non rispecchiano la verità.
Una guerriglia urbana ha colpito questo piccolo paese di 15000 abitanti circa. Paese sconosciuto ai molti, ma è bastato un evento, che si ripete in altri posti d'Italia, per attirare l'attenzione e far tessere trame dando il via alla fantasia dei giornalisti (mi limito a questo per commentare i giornalisti) che ancora una volta hanno avuto la possibilità di dare del mafioso alla Calabria. Quanto accaduto non è altro che l’occasione per i media e parte dell’Italia di dipingere la Calabria come una terra in mano alla illegalità e all’inciviltà.
Quanto successo a Rosarno è un evento non legato, come molti erroneamente pensano, alla ndrangheta, mafia, criminalità organizzate, sfruttamento o razzismo, ma un evento legato a un insieme di problemi che nel sommarsi hanno portato al crollo di questa comunità. Sono pienamente convinto che chiunque voglia addossare le colpe dell'accaduto alla ndrangheta o al razzismo faccia bene a non aprire bocca.
Un insieme di difficoltà e problemi che colpiscono tutte le realtà calabresi, ma come al solito il solo e unico problema rimane la ndrangheta. Un problema che purtroppo esiste, che danneggia gravemente tutta la Calabria, ma non solo la Calabria; la ndrangheta opera ed ha interessi in tutta Italia e in gran parte del mondo, ma di questo nessuno sembra accorgersene. Per molti rimane un problema del sud dell’Italia, inconsapevoli che il problema della ndrangheta danneggia e reca danni a tutta la comunità nazionale. La mafia è un problema di tutta la nazione che deve essere risolto nel più breve tempo possibile.
Rosarno, purtroppo, come tante altre realtà calabresi vive solo ed esclusivamente di Agricoltura. Questo settore, insieme con il turismo, è l’unica risorsa per la Calabria.
Per anni lo Stato italiano ha prestato attenzione solo ed esclusivamente all'incentivo dell'industria, e l'aggravante sta sul fatto che gli incentivi hanno riguardato l'industria nel nord Italia.
Quel poco che è stato fatto per il sud è stato solo frutto di una politica clientelare, una politica legata a scambi di favori tra personaggi politici, ovviamente, legati alla ndrangheta. Personaggi politici che formavano una cordata di potere, cordata politica che andava dal partito socialista a quello comunista passando per la democrazia cristiana e i repubblicani.
Passano gli anni, cambiano i partiti ma il sistema rimane immutato. Esiste ancora un gruppo d'affari che sta in tutti i partiti politici con il solo scopo di arricchire il proprio conto in banca (probabilmente all'estero) e i suoi “amici”.
Questi non sono gli unici problemi della realtà locale, influisce e danneggia ancor di più la mancanza di controllo del territorio. Ma per controllo non si deve intendere solo ed esclusivamente la caccia ai boss della ndrangheta, controllo deve essere quotidiano e su tutti gli aspetti: controllare chi assume in modo regolare e chi no, ma non solo sugli immigrati, anche su tutti i cittadini calabresi; la manodopera da dove arriva e se è regolare; serve controllo sulla politica e sulla classe politica; serve controllo sulle amministrazioni pubbliche; e controllo su tutte quelle attività che direttamente o indirettamente possono violare leggi e regole portando ad alterazioni nel sistema sociale che possono solo recare danni. La mancanza di controllo del territorio è il problema del territorio, il tutto accompagnato da un sistema economico, di finanza, di regole del mercato dettate dall'alto senza guardare le realtà locali e senza prevedere un paracadute per chi sta per precipitare sul fallimento a causa di questo sistema.
Ancora una volta problemi che non sono legati esclusivamente al sud, ma problemi che colpiscono tutta l'Italia.
Bisogna capire che la mancanza di regole è un problema per tutti e che non colpisce solo un colore della pelle o solo una parte dell'Italia, ma colpisce tutti.
La Calabria vive questa situazione non per il governo attuale o quello precedente ma per i risultati ottenuti da questa repubblica dal '45 in poi. L'Italia riparte ma mai nel sud. Rosarno rispecchia tutti i problemi che caratterizzano le realtà sociali del sud.
Piccoli imprenditori o agricoltori che hanno voglia di crescere e ingrandire le proprie industrie, ogni giorno devono combattere con mille problemi. Anche assumere una persona diventa un problema. Un'assunzione non è solo il costo dello stipendio da erogare all'assunto, ma si aggiungono tutte le tasse e i costi connessi all’assunzione. Ciò spinge tutti a pagare in nero la manodopera. Nei casi in cui siano tutti regolari, i datori di lavoro, obbligano i lavoratori a firmare una busta paga differente da quello che sarà poi il corrispettivo effettivo (es. i lavoratori firmano una busta paga di 1500€ ma poi percepiscono solo 800€), il tutto accompagnato da un ricatto: i datori di lavoro hanno le lettere di dimissioni già firmate da tutti i lavoratori, questo porta i lavoratori ad accettare questo metodo. Il ragionamento è semplice per i lavoratori che accettano questo compromesso: meglio 800€ per sfamare la famiglia che non lavorare.
Nei casi in cui le aziende assumono extracomunitari in modo irregolare, in nero, sfruttano la situazione dell’irregolarità ricattando con la denuncia e la conseguenza espulsione senza nemmeno preoccuparsi di dover ottenere una lettera di dimissioni. Questo è il mercato del lavoro che caratterizza tutto il sud dell’Italia.
A Rosarno si sono aggiunti un’infinità di fattori connessi a problemi sociali e non solo. Qualsiasi sociologo, e non solo, può dirvi che l'innesto di 2000 extracomunitari e/o stranieri in una comunità di 15000 cittadini porta a cambiamenti irregolari e immediati, impedendo quel processo d’integrazione che richiede un periodo di tempo lungo. Forzando questo sistema d'integrazione arriviamo ai fatti di Rosarno, episodi che si sono verificati in tanti altri posti del mondo, ma senza andare tanto lontani: Milano, nel quartiere cinese, un anno fa circa.
Anche se gli immigrati fanno lavoro che gli italiani non vogliono, almeno questo è quello che i media ci dicono, si tratta sempre di lavoro stagionale. Questo significa che gli immigrati in questione lavorano tre mesi l’anno e per i restanti mesi restano a girovagare nel paese vagabondando. Non sono miei pensieri frutto di razzismo, ma la realtà dei fatti. Con questo non voglio criminalizzare tutti gli immigrati, ma la cronaca italiana ci porta tanti esempi di atti criminali portati a compimento da immigrati irregolari.
Ecco perché in Italia serve urgentemente una politica per l'immigrazione, una politica che porti ad una immigrazione che sia graduale, una politica che permetta l'inserimento di un numero di immigrati che l'Italia può accogliere.
Per avere un’integrazione serve che gli immigrati abbiano la possibilità di trovare un lavoro e una abitazione decente. L’immigrazione non deve essere libera e incontrollata ma un’immigrazione ponderata su necessità e possibilità del paese ospitante.
A Rosarno siamo arrivati al collasso della società.
I gesti criminali fatti nei confronti dei cittadini rosarnesi non sono accettabili. Le testimonianze dei cittadini che sono costretti a restare chiusi in casa la sera perché bande ubriache li intimoriscono sono la prova di una situazione inaccettabile.
I ragazzi che hanno pensato di fare giustizia “fai da te”, organizzando un raid notturno contro quei criminali che intimoriscono la cittadina e che derubano auto e negozi è un atto ugualmente criminale, ancora di più dal momento che abbiamo delle forze di polizia.
La “rivolta dei neri” non è per nessun motivo al mondo accettabile: hanno distrutto balconi e auto, hanno aggredito una donna con i suoi due figli incendiando la sua auto, tutti gesti criminali da condannare fortemente.
Non è accettabile il comportamento di questa comunità ospite in una nazione ospitale con loro, che gli dà lavoro, e contro una comunità che la domenica condivide il pranzo con loro. Così come gli Italiani, anche gli stranieri devono rivolgersi alle forze di polizia e a tutte le autorità competenti.
Non esiste ndrangheta in quanto successo, ma solo il collasso di una società che convive con tante difficoltà. La ndrangheta è a Reggio, dove mette una bomba al tribunale. La ndrangheta è dietro le minacce e gli attentati ai giudici che combattono quotidianamente. La ndrangheta è dietro le minacce e le bombe alle attività commerciali, dietro le grandi società che nascono solo per riciclare soldi, dietro lo spaccio di droga e armi. La ndrangheta non cerca il pizzo a chi raccoglie le arance ma all’agricoltore che vende le arance.

Daigoro Mazzoleni

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