sabato 8 maggio 2010

Il Paese di Bengodi

Ultima tornata elettorale prima di una lunga pausa. Le regionali sono l’esame per molti partiti, piccoli e grandi. Affermazioni e speranze: c’è chi vuole affermarsi, chi spera di crescere e chi cerca il riscatto.

Dopo tante difficoltà tutti i partiti arrivano al giorno delle elezioni: liste presentate in ritardo, decreto interpretativo, firme e simboli. Le difficoltà di questa tornata elettorale si ricorderanno a lungo.

Prima del voto tutti sono sicuri di vincere e dopo il voto tutti hanno vinto… ecco il nostro paese, la nostra politica e i nostri politici e la sua classe dirigente. L’Italia è un Paese felice; tutti vincono e mai nessuno perde. Il centro-destra ha vinto perché passa da 2 regioni a 6. Il centro sinistra ha vinto perché conferma 7 regioni contro le 11 di 5 anni fa. La Lega Nord vince perché per la prima volta governa due regioni. Fini idem (Calabria e Lazio) o almeno così si dice… all’opinione pubblica fanno passare il messaggio che Scopelliti e la Polverini rispondo alla politica e alla persona di Fini. La sinistra estrema vince perché conferma Vendola governatore in Puglia. L’UDC ha vinto perché in 8 regioni su 13 entra nei consigli regionali (partecipando in alcune regioni con il centro-sinistra e in altre con il centro-destra, ma tutto sommato la coerenza può perdere…). L’IDV vince perché conferma i voti acquisiti nell’anno precedente. Potrei continuare con i partiti minori ma cambieremmo solo la sigla, il risultato non cambia, anche loro hanno vinto. Tutti hanno vinto e nessuno ha perso. Questo è quello che ci hanno detto e descritto i politici o presunti tali.

La mia visione è che l’unico partito ad aver vinto è la Lega Nord e che questo turno elettorale è una bella lezione a tutti i politici e politologi che pensano che l’Italia e gli italiani accettino e vogliano il bipartitismo. Lo hanno dimostrato il PDL e il PD che in politica 2+2 non è uguale a 4.

Non si può fare la somma di due partiti: L’Unione (cartello elettorale tra DS e Margherita) dal suo risultato elettorale del 2006, con il 31,2% è passato al 26% come partito unico (PD) sia alle elezioni europee 2009 che alle regionali 2010; il PDL nel 2006 aveva un potenziale del 36% sommando il 23,7% di Forza Italia e il 12,3% di Alleanza Nazionale ed oggi come partito unico (PDL) si ritrova con il 26,7%. Chi ci guadagna è la Lega Nord e IDV: avere due grossi partiti in contrapposizione porta gli italiani a votare partiti minori e ciò deve far pensare a quanto gli italiani non vogliano il bipartitismo. Questi partiti non sono fondati su ideali e basi solide ma su personalismi e giochi di potere. Nell’unirsi invece che mantenere il buono di uno e dell’altro, finiscono con diventare un ibrido tra due partiti che portano come bagaglio culturale tutto quello che andrebbe eliminato in questa fusione.

Altro dato rilevante è il calo di affluenza: dal 72% al 64%. Gli Italiani hanno deciso che non vogliono questa classe politica a rappresentarli. Questo è il risultato elettorale più importante e che va sottolineato. La classe politica si deve candidare a rappresentare il popolo e non deve avere come unico scopo l’arricchimento delle proprie tasche. Trovando questo risultato elettorale, sia destra che sinistra, dovrebbero allarmarsi e iniziare a fare un mea culpa analizzando seriamente il proprio operato.

La mia è una analisi probabilmente opinabile ma certamente io ho fatto una analisi sul voto più veritiera di quella propinataci in questi giorni, ho espresso un pensiero su quello che è il problema del bipartitismo, problema del quale molti si sono lamentati in passato e ora tacciono. Il silenzio e il buonismo certamente fa bene solo a questa politica, a chi non vuol fare il bene del Paese e per chi interpreta il proprio mandato parlamentare invece che per rappresentare il popolo e combattere per migliorare la propria terra, interpretano il proprio mandato come un’occasione per riscattarsi socialmente e arricchirsi a danno dei poveri. Lo stato di politico non è altro che il raggiungimento di uno status che esenta da responsabilità, oltre che politiche e legali anche etiche. Il Paese di Bengodi, ecco cos’è la nostra Italia oggi.

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